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MRS. PARKER E IL CIRCOLO VIZIOSO
(MRS. PARKER AND THE VICIOUS CIRCLE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 maggio 1994
 
di Alan Rudolph, con Jennifer Jason Leigh, Campbell Scott, Gwyneth Paltrow (Stati Uniti, 1994)
 
Tra gli interpreti anche Gwyneth Paltrow
Il circolo vizioso, tanto per fugare ogni dubbio, era il soprannome del gruppo d'intellettuali che, nei loro celebri incontri degli Anni Venti all'Hotel Algonquin di New York, facevano corona (perlomeno nel film che le è qui consacrato) a Dorothy Parker. Saggista, scrittrice, poetessa tra le più alte del suo Paese; e figura di donna che il film si dedica ad illustrare. Perché Dorothy Parker (interpretata da quella Jennifer Jason Leigh che si sta imponendo come una delle più acute del cinema americano; anche se qui, a dire il vero, accentua in modo leggermente monocorde la sconsolata auto distruzione del personaggio) era certamente degna di un ritratto folgorante: il suo modo ironico, il distacco quasi cinico con il quale affrontava le difficoltà materiali, la lucidità pragmatica con la quale assumeva le incertezze della propria professione, le sue speranze e le molte disillusioni, le difficoltà vuoi le ambiguità della vita sentimentale, l'alternanza delle fortune e degli incerti, la decadenza fisica dovuta a tutto ciò ne fanno un personaggio tipico della nostra epoca.

Pupillo di Robert Altman, Alan Rudolph la illustra con la consueta eleganza: e, una volta tanto, quel suo modo prezioso più che raffinato di far parlare i suoi attori serve alla graffiante vivacità dei vari personaggi, ad un dialogo intelligente e spesso divertente: anche se v'è da dubitare che , per brillante che fosse la compagnia, in ogni loro frase s'imprimessero - come qui - tali memorabili aforismi...

Scandite dai versi sublimi della poetessa (che per molti, inevitabilmente , finiranno per costituire il massimo piacere elargito dal film) le pagine di MRS. PARKER si costruiscono come un triplice flash-back: dagli Anni 50, quando è ormai preda dell'alcool e del maccartismo; a quelli 30, dove a Hollywood vince anche un Oscar per È NATA UNA STELLA (senza per questo farsi soverchie illusioni sull'ambiente), a quelli 20 dei suoi esordi cosi carichi di ambizioni mal represse.

Nella sua impeccabile cornice il film invita sopratutto a precipitarsi sull'opera della scrittrice: il che è già più che qualcosa.


   Il film in Internet (Google)

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